Storia
La storia del Cavazzone dal 1878 a oggi
L'emozione che si prova arrivando al Cavazzone oggi è la stessa che Raimondo Franchetti provò nel 1878 quando giunse a Reggio per la prima volta. Conquistato dalla bellezza del luogo, Franchetti divenne presto proprietario di circa 3000 ettari di terreno nelle aree dove oggi sorge il Cavazzone. Vi eseguì importanti lavori di bonifica, dissodamento, messa a coltura della parte boschiva e sistemazione della strada e vi costruì l’imponente Corte con tutti i servizi, le scuderie e molte case coloniche. Costruì anche l’Asilo Aziendale per i figli dei mezzadri, realizzando così un’opera assolutamente innovativa per i tempi. Il progetto fu affidato ad Eugenio Terrachini, che poi acquistò la proprietà nel 1919.
Il paesaggio circostante, l'atmosfera dolce e selvaggia delle colline e la storia che pervade gli antichi luoghi conservati intatti costituiscono tutt’oggi l’essenza dell’agriturismo.
Le tappe significative
1919
Eugenio Terrachini, prestigiosa figura del mondo imprenditoriale della città, acquista la proprietà centrale dagli eredi del barone Franchetti. Fra le due guerre, vi fa trasferire il "Belvedere”, il gazebo in ferro e ghisa che si trovava nel parco della villa Franchetti in città e dal quale il Barone era solito ammirare il “suo” Cavazzone. Oggi il Belvedere è il simbolo di questa parte del territorio collinare reggiano e rappresenta un gioiello di architettura salvato, grazie a questo trasferimento, da sicuro abbandono e distruzione.
Dopoguerra
L’azienda, sotto la guida di Paolo Terrachini, figlio di Eugenio, viene più volte ammodernata per adeguarsi alle mutate esigenze dell’agricoltura e alle nuove tecniche di coltivazione. Risale a quegli anni la meccanizzazione della lavorazione dei campi, la costruzione di moderni allevamenti e la trasformazione del vecchio granaio in un moderno mangimificio.
Primi anni Duemila
Una parte dell’antica corte viene trasformata in azienda agrituristica, dando vita a un nuovo capitolo nella storia della tenuta. Le stalle, con le caratteristiche volte a botte e le colonne in ghisa, vengono ristrutturate e diventano un’attrezzata sala convegni e un elegante ristorante, dove è possibile riscoprire gli antichi sapori della cucina reggiana. Le storiche case mezzadrili vengono trasformate in camere e suites, dove il fascino dei tempi passati si coniuga con i moderni comfort. Una delle stalle viene infine adibita a spazio espositivo per ospitare mostre ed eventi.
1878
Raimondo Franchetti trasforma un territorio in parte boschivo ed in parte incolto in un’Azienda Agricola completa di tutti i servizi, stalle, scuderie e case coloniche. Per i figli dei mezzadri costruisce l’Asilo Aziendale il cui progetto viene affidato ad Eugenio Terrachini futuro proprietario del Cavazzone. Per la moglie Sara Luisa Rothschild realizza uno chalet in un particolare stile mittel europeo, probabile copia di un padiglione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1878.
Anni ‘80 dell’800
Negli anni fra i due secoli, il Cavazzone diventa luogo di frequentazioni celebri, uno dei salotti di incontro dell’aristocrazia illuminata e della borghesia industriale della città. Alberto Franchetti, figlio di Raimondo, musicista e compositore, vi soggiorna, in particolare durante la composizione e rappresentazione delle sue opere liriche al Teatro Municipale di Reggio. Al Cavazzone ospita amici fra cui Puccini, Mascagni, Giordano, Illica e Ricordi. Fra le sue opere più importanti, alcune dirette da Toscanini o cantate da Caruso, vi sono Germania e Cristoforo Colombo. Per approfondimenti https://associazionealbertofranchetti.com/. Il primo figlio di Alberto, Raimondo Junior, sarà l’ultimo importante esploratore italiano. Nel 1928 esplorerà la Dancalia Etiopica. Successivamente donerà al museo di Reggio Emilia tutti i suoi reperti Africani.
Prima metà degli anni ’80
Giovanni Sidoli, nipote di Paolo Terrachini, subentra nella gestione dell’azienda. All’interno di un vecchio fienile realizza l’Acetaia partendo da un nucleo iniziale di barili provenienti dalle antiche acetaie delle famiglie Terrachini e Sidoli.
Oggi
Il Cavazzone offre ai propri ospiti anche l'opportunità di scoprire le sue origini, attraverso la ricreazione di ambienti dedicati ai mestieri tradizionali dell'azienda agricola. Il percorso museale permette di conoscere la storia della produzione del Parmigiano-Reggiano, del burro e del vino, nonché la conservazione dei cibi nella ghiacciaia e altri aspetti della vita quotidiana del passato. Questi antichi luoghi, conservati intatti e gelosamente custoditi, insieme alla loro storia costituiscono la vera essenza del Cavazzone.
1878
Raimondo Franchetti trasforma un territorio in parte boschivo ed in parte incolto in un’Azienda Agricola completa di tutti i servizi, stalle, scuderie e case coloniche. Per i figli dei mezzadri costruisce l’Asilo Aziendale il cui progetto viene affidato ad Eugenio Terrachini futuro proprietario del Cavazzone. Per la moglie Sara Luisa Rothschild realizza uno chalet in un particolare stile mittel europeo, probabile copia di un padiglione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1878.
Anni ‘80 dell’800
Negli anni fra i due secoli, il Cavazzone diventa luogo di frequentazioni celebri, uno dei salotti di incontro dell’aristocrazia illuminata e della borghesia industriale della città. Alberto Franchetti, figlio di Raimondo, musicista e compositore, vi soggiorna, in particolare durante la composizione e rappresentazione delle sue opere liriche al Teatro Municipale di Reggio. Al Cavazzone ospita amici fra cui Puccini, Mascagni, Giordano, Illica e Ricordi. Fra le sue opere più importanti, alcune dirette da Toscanini o cantate da Caruso, vi sono Germania e Cristoforo Colombo. Per approfondimenti https://associazionealbertofranchetti.com/. Il primo figlio di Alberto, Raimondo Junior, sarà l’ultimo importante esploratore italiano. Nel 1928 esplorerà la Dancalia Etiopica. Successivamente donerà al museo di Reggio Emilia tutti i suoi reperti Africani.
1919
Eugenio Terrachini, prestigiosa figura del mondo imprenditoriale della città, acquista la proprietà centrale dagli eredi del barone Franchetti. Fra le due guerre, vi fa trasferire il "Belvedere”, il gazebo in ferro e ghisa che si trovava nel parco della villa Franchetti in città e dal quale il Barone era solito ammirare il “suo” Cavazzone. Oggi il Belvedere è il simbolo di questa parte del territorio collinare reggiano e rappresenta un gioiello di architettura salvato, grazie a questo trasferimento, da sicuro abbandono e distruzione.
Dopoguerra
L’azienda, sotto la guida di Paolo Terrachini, figlio di Eugenio, viene più volte ammodernata per adeguarsi alle mutate esigenze dell’agricoltura e alle nuove tecniche di coltivazione. Risale a quegli anni la meccanizzazione della lavorazione dei campi, la costruzione di moderni allevamenti e la trasformazione del vecchio granaio in un moderno mangimificio.
Prima metà degli anni ’80
Giovanni Sidoli, nipote di Paolo Terrachini, subentra nella gestione dell’azienda. All’interno di un vecchio fienile realizza l’Acetaia partendo da un nucleo iniziale di barili provenienti dalle antiche acetaie delle famiglie Terrachini e Sidoli.
Primi anni Duemila
Una parte dell’antica corte viene trasformata in azienda agrituristica, dando vita a un nuovo capitolo nella storia della tenuta. Le stalle, con le caratteristiche volte a botte e le colonne in ghisa, vengono ristrutturate e diventano un’attrezzata sala convegni e un elegante ristorante, dove è possibile riscoprire gli antichi sapori della cucina reggiana. Le storiche case mezzadrili vengono trasformate in camere e suites, dove il fascino dei tempi passati si coniuga con i moderni comfort. Una delle stalle viene infine adibita a spazio espositivo per ospitare mostre ed eventi.
Oggi
Il Cavazzone offre ai propri ospiti anche l'opportunità di scoprire le sue origini, attraverso la ricreazione di ambienti dedicati ai mestieri tradizionali dell'azienda agricola. Il percorso museale permette di conoscere la storia della produzione del Parmigiano-Reggiano, del burro e del vino, nonché la conservazione dei cibi nella ghiacciaia e altri aspetti della vita quotidiana del passato. Questi antichi luoghi, conservati intatti e gelosamente custoditi, insieme alla loro storia costituiscono la vera essenza del Cavazzone.