Belvedere
Il simbolo del Cavazzone tra passato e presente
Salendo da Albinea, poco prima di superare gli ultimi tornanti, si può ammirare il primo punto di interesse del Cavazzone. Si tratta del Belvedere, una suggestiva costruzione in ferro e ghisa, che si fonde perfettamente con lo stile dell’adiacente chalet tipico del secondo Ottocento.
Progettato da Alessandro Sidoli, è diventato negli anni il simbolo del luogo e del territorio circostante. Il Belvedere si trova all'interno della zona privata della tenuta e normalmente non è accessibile al pubblico.
La storia del Belvedere
Nel 1944 il Belvedere rimane danneggiato durante la guerra. Viene infatti mitragliato dai caccia americani, che distruggono alcune parti della struttura muraria.
Nel 2012 viene ristrutturato per volontà e interessamento di Luigi Sidoli che oltre al meticoloso intervento di recupero, effettua approfondite ricerche sulle origini di questo straordinario manufatto.
Oggi, come allora, questa struttura in ferro e ghisa rappresenta il simbolo del Cavazzone e della continuità sentimentale e progettuale tra i due storici proprietari.
Negli anni ‘80 dell’ottocento, il Belvedere viene costruito presso la cavallerizza del Palazzo Franchetti a Porta S. Stefano a Reggio Emilia. Il barone Raimondo amava salirvi in cima, perché da lassù poteva rimirare la sua amata collina del Cavazzone.
Anni ’30 del ‘900 - Gli eredi del Barone mettono in vendita la proprietà di Reggio Emilia e l’area del parco viene lottizzata. Il Belvedere si trova in un lotto destinato alla costruzione di una villetta, per cui il nuovo proprietario ha necessità di liberare l’area. Per questo motivo, si rende disponibile a far rottamare il Belvedere.
Eugenio Terrachini, già proprietario del borgo e della parte centrale dei fondi agricoli del Cavazzone, decide allora di intervenire per salvare il Belvedere. Acquista quindi la costruzione, facendola smontare a Reggio Emilia e rimontare al Cavazzone, dove si può ammirare ancora oggi.